Il Ginseng è conosciuto per le sue innumerevoli proprietà benefiche: in tutto il mondo, sia orientale che occidentale, il suo uso si è esteso e lo possiamo trovare comodamente in vendita come prodotto erboristico puro per decotti ed infusi, sotto forma di capsule, polvere, compresse o come ingrediente in alcuni integratori alimentari.
La pianta è caratterizzata per un fusto alto fino a 80 centimetri con foglie palmate e sottili lunghe tra i 7 e i 20 cm e larghe dai 2 ai 5 centimetri. Il suo nome scientifico è Panax ginseng, mentre il suo habitat naturale è un clima generalmente freddo, tipico della Cina del Nord e della Siberia orientale, ma è diffuso anche in alcune zone della Corea e del Vietnam.
Esistono differenti specie di ginseng conosciute e apprezzate per le loro capacità curative: il Panax ginseng, più famoso e diffuso soprattutto in Cina e Corea; l’eleuterococco o ginseng siberiano, diffuso nella Siberia orientale; il panax quinquefolius, una variante di ginseng proveniente dalle Americhe.
Della pianta viene utilizzata la radice (dal cinese jen shen, cioè “radice d’uomo”), la cui forma è simile a quella del corpo umano. Il Ginseng viene impiegato anche come tonico, sia a livello fisico che mentale, per migliorare la resistenza alla stanchezza e la concentrazione; ha anche effetti antidepressivi e diuretici oltre che afrodisiaci.
Ginseng in ambito medico
Sono molti gli studi fatti dalla farmacologia ufficiale per cercare una dimostrazione scientifica delle proprietà di questa pianta, ma finora si sono ottenuti risultati in contrasto tra loro.
Da una parte alcuni studi recenti hanno evidenziato che il ginseng agisce sul metabolismo accellerando la lipogenesi epatica (trasformazione degli zuccheri in grassi) e aumentando la riserva di glicogeno determinando così un abbassamento della glicemia. Sui soggetti è stata riscontrata una notevole riduzione del livello di glucosio nel sangue. Un altro studio ha evidenziato come la somministrazione di 3 g di Ginseng americano abbia ridotto significativamente la risposta glicemica ad un carico orale di 25g di glucosio: in altre parole a parità di zuccheri consumati la misurazione successiva della glicemia fornisce risultati migliori.
D’altra parte però vi sono anche studi clinici (su animali e uomini) che non hanno evidenziato sperimentalmente risultati per quanto riguarda le supposte proprietà del Ginseng.
In entrambi i casi, questi studi sicuramente dovrebbero essere approfonditi: esistono infatti sperimentazioni sull’interazione del Ginseng con alcuni farmaci che risultano abbastanza evidenti, pertanto non si capisce come riguardo le proprietà benefiche non si riesca a verificarle sperimentalmente mentre riguardo gli effetti “nocivi” le evidenze ci sarebbero già.
Interazione con il Warfarin
Esistono studi medici che dimostrano che il Ginseng interferisce con il Warfarin, un anticoagulante molto noto ed usato soprattutto dagli anziani.
Si è evidenziata una diminuzione dell’effetto anticoagulante del farmaco dopo l’assunzione della pianta. Lo studio qui citato è stato condotto su adulti giovani sani volontari ai quali è stato fatto assumere il Warfarin ed il Ginseng contemporaneamente per 3 settimane: il consumo di Ginseng ha diminuito i livelli di Warfarin nel plasma depotenziandone l’azione. Sembra infatti che i ginsenosidi siano in grado di aumentare l’attività dell’enzima epatico atto ad eliminare la molecola del Warfarin.
Conclusioni
Per il momento mancano studi che evidenzino l’interazione del Ginseng con altri farmaci, ma gli studi già effettuati insegnano che i medici dovrebbero essere messi a conoscenza dai loro pazienti dell’eventuale uso di sostanze fitoterapiche, in quanto potrebbero interferire con le terapie in corso.
Naturale è un termine abusato e non è sempre sinonimo di salutare, infatti a volte anche i preparati erboristici possono avere degli effetti collaterali (dal momento che sempre di sostanze chimiche si tratta). Infatti lo stesso Ginseng può, se consumato in dosi eccessive, dare insonnia, diarrea, emicrania etc.