Introdotta dal biochimico statunitense Barry Sears, la dieta a zona è un regime alimentare mirato a contenere i livelli di glicemia nel sangue. Nasce come rimedio contro le malattie cardiovascolari, il diabete e gli sbilanciamenti ormonali, ma viene ben presto adottata come modello nutrizionale dimagrante o di mantenimento, soprattutto da parte degli amanti dello sport, che vogliono restare in forma e non perdere colpi nelle loro performance. A differenze delle terapie d’urto per perdere quanti più chili in una manciata di giorni, la dieta a zona è sostanzialmente equilibrata e si caratterizza per un apporto calorico pressoché invariato o leggermente ridotto rispetto a quello abituale, ma ridistribuito secondo precise proporzioni tra carboidrati, proteine e grassi.
Glicemia… di cosa stiamo parlando?
La glicemia è il valore della concentrazione del glucosio nel sangue. Tenendo in considerazione che in una persona adulta la concentrazione normale di glucosio nel sangue è di circa 5 grammi e che una semplice bustina di zucchero ne contiene 10 grammi, si capirà come anche un semplice dolcetto possa convertirsi in una vera e propria bomba di zuccheri. L’addetto a mantenere sotto controllo la glicemia è il pancreas, produttore dell’ormone noto come insulina che attraverso dei processi cellulari e metabolici regola la concentrazione degli zuccheri nel sangue. Tuttavia, se la glicemia è troppo alta, il pancreas finisce per affaticarsi e l’insulina perde in parte la propria efficacia, motivo per cui diventa necessario produrne una maggiore quantità. Proprio per arginare le patologie legate alla carenza di insulina e al conseguente eccesso di zuccheri nel sangue, il Dottor Sears ha ideato la dieta a zona.
In che cosa consiste la dieta a zona?
La formula chiave della dieta a zona consiste nella ripartizione del fabbisogno calorico giornaliero secondo lo schema 40-30-30, che significa che il 40% delle calorie sono assunte sotto forma di carboidrati, il 30% sotto forma di proteine e un altro 30% sotto forma di grassi. Si discosta così dal modello tradizionalmente consigliato dai dietologi, dove i carboidrati ammontano al 50% del fabbisogno calorico giornaliero, le proteine al 20% e i grassi al rimanente 30%. Con la dieta a zona, pertanto, si riduce il consumo di glucidi a favore di alimenti proteici, di cui si raccomandano addirittura 5 piccole razioni giornaliere, una ad ogni pasto, spuntini compresi. La dieta funziona per blocchi: ad ognuno dei tre pasti principali della giornata bisogna assumere un blocco di carboidrati (ad esempio verdura), un blocco di proteine (pesce o carne magra) e un blocco di grassi (olio di oliva).
Vediamo un menu tipo improntato alla dieta a zona.
Colazione:
- 200 ml di latte parzialmente scremato
- 4 fette biscottate integrali
- 1 frutto
Pranzo:
- 1 panino integrale (circa 90 gr)
- 100 gr di pesce
- 250 gr di verdura
- 1 cucchiaino d’olio d’oliva
Cena:
- 90 gr di carne magra
- 60 gr di legumi
- 1 cucchiaino d’olio di oliva
- 300 gr di frutta
Spuntini:
- 1 yogurt, 1 frutto o 1 barretta integrale
Grazie all’alto contenuto proteico, con questa dieta è possibile dimagrire in modo graduale ed equilibrato, senza quella spossatezza e debolezza tipica dei regimi alimentari ipoproteici che non danno una grande sensazione di sazietà. Altri benefici si riscontrano anche a livello di concentrazione e vitalità, dal momento che un eccesso di glucosio è spesso causa di sonnolenza e senso di affaticamento. Non trattandosi di un regime drastico, la regola d’oro per il suo buon funzionamento è di coniugarla con della sana attività fisica. Per i non sportivi, il rischio è di dovere aspettare molto più tempo prima di notare risultati soddisfacenti, il che porterà ad orientarsi verso altre soluzioni. Come la gran parte delle diete, anche la dieta a zona non è amante degli strappi alle regole. Se convinti e motivati, porterà i suoi buoni frutti. Ricordate, però, che prima di iniziare una qualsiasi dieta, è bene consultare il proprio medico per un prospetto professionale delle vostre esigenze nutrizionali.